TERAMO – Teatro romano: i soldi per la prosecuzione del cronoprogramma ci sono. E’ quanto annuncia l’associazione culturale Teramo Nostra, che ha ottenuto rassicurazioni in tal senso direttamente dal ministro per i Beni Culturali Roberto Cecchi. «Il ministro – afferma l’associazione in una nota – ha di fatto contraddetto quanto sostenuto dal sindaco Maurizio Brucchi, che aveva messo in forse il contributo ministeriale di 1 milione e mezzo di euro. I soldi necessari per l’acquisto di casa Salvoni ci sono, basta reperirli negli uffici della direzione regionale della Soprintendenza». L’associazione, che si è battuta anche per il recupero dei reperti romani, continua comunque a nutrire delle perplessità sul progetto di recupero portato avanti dall’amministrazione comunale. «La tanto sbandierata riapertura del teatro romano ci lascia perplessi con le dichiarazioni del sindaco che tra l’altro aggiunge "un teatro che deve essere rifunzionalizzato". La ripulitura e la messa in sicurezza dei reperti in sesto non è una gran cosa ma trattasi di ordinaria manutenzione. Il progetto concordato con il Ministero è ben altra cosa e tende, attraverso il crono-programma, all’abbattimento dei due caseggiati insistenti sulla cavea. Quindi il teatro romano è ancora soggetto a cantiere in itinere». Teramo Nostra polemizza anche con il rinvenimento della “strada medievale”:« Se è vero, come viene detto, che è medievale il tratto all’interno del teatro, non si capisce come venga asfaltato l’altro che si trova in continuità su via del Chiasso». Teramo Nostra insiste inoltre affinché il cronoprogramma vada avanti «e si arrivi ad una svolta che faccia sì che la sovrintendenza archeologica ritorni ad essere sovrintendenza agli scavi e non alle coperture dei reperti romani. Così come è accaduto con la copertura, con edificio moderno a tre piani, della ampia domus romana ex area Lisciani su cui si è intervenuti senza rispettare o comunque valorizzare il perimetro dell’ampio edificio, con mosaici, forno e soglia di ingresso sul decumano inferiore di interamnia e come è accaduto con Casa Salvoni e casa Adamoli insistenti ancora sulla cavea del teatro romano». Secondo l’associazione, infine, i reperti archeologici sarebbero sminuiti per impedirne la valorizzazione e per rallentare l’esecuzione del cronoprogramma.